Jihan Sherbini è giovane e piena di grinta. Si muove con agilità ed entusiasmo nelle sale del centro fitness che gestisce da quasi tre anni a Ramallah. Ci riceve con il capo coperto da un velo rosso, di una tonalità simile ai guantoni di kickboxing che indossa sulla tuta grigia. Si mostra fiera degli obiettivi che ha raggiunto con tanto coraggio, ma anche con l’assiduo studio del mercato in cui si muoveva. Si è messa alla prova allargando i suoi orizzonti, sviluppando consapevolezze sui propri diritti di lavoratrice e nuove competenze inerenti al mondo della salute e del benessere, sfruttando le infinite potenzialità della respirazione.
“Il respiro è vita, spirito di sopravvivenza, ha a che fare con il futuro e in Palestina ne abbiamo tanto bisogno” ci tiene a sottolineare riferendosi al nome scelto per il suo centro, “Breathe Fitness”, diventato per lei, in breve tempo, un’occasione di crescita umana e professionale.
Jihan è originaria di Nablus, ma vive con il marito e la figlia di cinque anni a Ramallah, centro nevralgico della Cisgiordania, nonché la città più moderna e cosmopolita dei territori palestinesi occupati. Si è laureata e ha preso un master in lingue. Ha lavorato nell’università di Ramallah nelle pubbliche relazioni e come interprete, ma non le piaceva il sedentario lavoro d’ufficio e inoltre la pagavano poco. Ha iniziato ad andare in palestra e ha intrapreso un percorso per insegnare. Nel 2012 è diventata la prima allenatrice di kickboxing in Palestina.
Quando sono sorti dei problemi sul posto di lavoro, si è dimessa ed è rimasta senza occupazione. A quel punto si è sentita soffocare, senza più motivazioni, e pensava di non riuscire a reagire finché non si è lasciata guidare dall’intuizione di un’amica, che le ha dato il consiglio giusto. “Non mi sono arresa e ho fatto il cosiddetto ‘salto di fede’. Mi sono fidata di me stessa e dell’esortazione di un’amica, proprietaria di un salone di bellezza, ad aprire un centro di fitness tutto mio e a chiedere un aiuto al proprietario del suo stesso edificio” racconta Jihan che è perfettamente bilingue.
Ci tiene a descriverci il suo progetto nella grande sala di allenamento del Centro, mentre fuori dalle vetrate un gregge di pecore pascola tra i rifiuti. “Sono stata fortunata” – ci dice, sfoggiando uno sguardo serio ma pieno di speranza – “il proprietario dell’edificio si è mostrato disponibile e mi ha aiutata economicamente nella fase di avvio dell’attività, non mi ha fatto pagare l’affitto per i primi mesi, mi ha concesso il tempo per l’avvio. Così in breve tempo sono diventata un’imprenditrice e accolgo nel mio centro tutte le persone desiderose di curare la salute del corpo e della mente”.
“Non è stato facile avviare e gestire l’attività”, ci confida Jihan che, nonostante numerosi momenti di confusione e di crisi, ha avuto la tenacia di andare avanti, di non fermarsi ai primi intoppi e di continuare a perseguire i suoi obiettivi. “Il mio segreto è stato respirare” – ci spiega – “e ancora oggi, quando ho un problema mi fermo e respiro”.
Jihan si è sin da subito occupata degli allenamenti delle donne, essendo lei la prima allenatrice donna riconosciuta dalla Lega sportiva palestinese. Jihan ha capito che per ricavare un maggiore profitto era necessario aggiungere dei corsi per gli uomini e ha così coinvolto un secondo istruttore. Infatti, la presenza delle sole donne non era così numerosa da garantirle un congruo guadagno. Non dimentichiamo che alle Palestinesi è precluso lo sport anche nelle scuole. Solo da poco, le donne hanno iniziato a rivendicare il diritto di fare sport inteso anche come libertà di espressione e partecipazione alla vita pubblica, nonché come liberazione dal controllo maschile sul loro corpo.
Centrale è stato il ruolo dei corsi del programma della Cooperazione Italiana, grazie ai quali Jihan ha ampliato le sue ambizioni. Ha puntato in alto e ha impostato la sua visione verso obiettivi grandi e comunitari, migliorando, fase per fase, la gestione aziendale. È diventata più metodica, ha iniziato a comprendere il funzionamento del mercato di riferimento, ha imparato a organizzare il settore amministrativo e oggi studia con disinvoltura i punti di forza e di debolezza delle sue idee per ottenere il rendimento migliore. Grazie alle lezioni e agli esercizi pratici ha approfondito le sue conoscenze sulla contabilità, sul marketing, sulla pianificazione aziendale e sull’accesso alle risorse finanziarie. Sta migliorando la propria pagina facebook. Ha imparato a pianificare le entrate e le uscite e a incrementare l’accesso alle risorse finanziare per allargare le sue prospettive lavorative e di profitto.
Si stupisce dei grandi passi avanti fatti dopo aver partecipato al programma, sta riscuotendo ottimi risultati nonostante la grande concorrenza di palestre a Ramallah. Le discipline offerte finora vanno dalla zumba, un ballo latino-americano che nel 2012 in Palestina non era ancora considerato forma di allenamento sportivo, al taekwondo, dal kung-fu al kickboxing, dall’autodifesa alla capoeira. Si mantiene in continuo aggiornamento sulle ultime tendenze musicali ed in campo funzionale per poter ideare al meglio coreografie divertenti e tonificanti.
“Molte ragazze e signore che frequentano la palestra dicono di sentire in questo luogo un’energia vitale. Da quando praticano sport si sentono più equilibrate, più forti psicologicamente e più libere di fare le proprie scelte; faccio un tipo di allenamento intenso ma coinvolgente” sottolinea Jihan.
“Ogni difficoltà può essere superata finché c’è vita. Spero di essere in grado di offrire corsi sempre migliori. Colei che ha fede ha un serbatoio interiore di coraggio, speranza, fiducia, calma e la certezza che tutto verrà fuori al meglio” spiega salutandoci prima di raggiungere le sue allieve e cominciare un allenamento per risvegliare il corpo e la mente e per respirare insieme.