Lavoro e guadagno – Breve viaggio nei corsi di formazione per donne palestinesi imprenditrici

Tutta una questione di priorità: uscire dalle mura di casa ed esibire i propri prodotti, i cibi che si cucina con maestria, un’arte o una professione che ci identifica, prima ancora che guadagnare i soldi per sfamare la prole (circostanza comunque non infrequente nello scenario del lavoro femminile palestinese e della disoccupazione maschile, specie a Gaza). Esserci e riconoscersi, trovare un business cui dedicarsi anima e corpo – questo il motore di molte lavoratrici, che grazie ai corsi di formazione realizzati dal progetto italiano hanno potuto inquadrare in modo nuovo la propria attività.

Tra le partecipanti, alcune laureate ed altre con bassi livelli di istruzione, da subito le formatrici del Business Women Forum hanno rilevato gravi lacune riguardo i più elementari strumenti di gestione aziendale: nessuna idea di contabilità, nessun registro di entrate ed uscite, nessuna propensione ad analizzare le necessità e gli orientamenti del mercato cui rivolgersi, scarse capacità di presentare il proprio prodotto e capire a che prezzo venderlo, specialmente in un’ottica di guadagno. In quest’ultimo caso si tratta di un’impostazione legata alla consuetudine locale, che vuole le lavoratrici palestinesi invisibili o comunque non retribuite, che ha sedimentato in loro l’idea che il lavoro a guadagno zero sia lavoro a tutti gli effetti.

Con il procedere delle lezioni e degli esercizi pratici, un orizzonte inedito e avvincente si è aperto di fronte alle partecipanti, che ne ha re-impostato la mentalità (dall’essere al servizio esclusivo della famiglia al proporsi sul mercato con desiderio di guadagno) e le ha fatte confrontare con situazioni particolarmente impegnative. Parliamo di donne abituata e vivere in casa, che spesso avevano fatica a socializzare e presentarsi ad estranei, a integrarsi nei gruppi e infine a superare le proprie timidezze. Nessuna di loro però ha mollato prematuramente, tutte hanno compreso quanto fossero necessarie quelle nozioni per rendere più efficiente la propria attività.

Al termine del corso, a ciascuna sono stati dati dieci giorni per elaborare un progetto di business, che poi è stato analizzato dalle formatrici e restituito alle partecipanti per tradurlo in azioni concrete. Ma l’impegno italiano non si è limitato a fornire strumenti: le formatrici hanno anche svolto diversi incontri con le partecipanti dopo il corso, offrendo un sostegno solido e duraturo, che ancora oggi continua a dare importanti frutti.

Un incontro umano e uno scambio di capacità che ha permesso di superare le tante differenze tra le partecipanti, non solamente di estrazione culturale. Attività imprenditoriali femminili nuove di zecca o avviate da anni, insediate nei villaggi o mosse dai centri nevralgici della Cisgiordania, hanno saputo avvalersi di un linguaggio comune, efficace per ogni persona. Grazie a diversi giochi, volti ad analizzare il rapporto tra qualità e prezzo, a posizionare i prodotti per la vendita, a colpire il centro del bersaglio per focalizzare la concentrazione e raggiungere gli obbiettivi, concetti chiave quali il profitto e la qualità sono divenuti accessibili per tutte le partecipanti, lanciando o rilanciando attività di impresa altrimenti zoppicanti.

Oggi queste donne hanno una nuova consapevolezza, prima che del mercato soprattutto di sé stesse: solo attraverso un ruolo sociale paritario e rinnovato potranno davvero diventare protagoniste della vita politica, economica e imprenditoriale del proprio paese.