AICS Gerusalemme è da sempre impegnata a rafforzare il sistema giudiziario palestinese nella lotta contro la violenza di genere e nella promozione dei diritti delle donne e delle ragazze, contribuendo alla realizzazione di iniziative a sostegno del processo avviato dal Ministero della Giustizia e dalla Procura Generale Palestinesi. Tale supporto si concretizza attraverso programmi di formazione, assistenza tecnica e il sostegno allo sviluppo di politiche che favoriscano una maggiore partecipazione femminile nei ruoli decisionali.
In particolare, grazie all’iniziativa Sigewe, del valore di 4 milioni di euro e realizzato tra il 2017 ed il 2022, AICS Gerusalemme ha sostenuto la Procura Generale nel rafforzamento del Dipartimento della Protezione della Famiglia dalla Violenza, mediante programmi di formazione tecnica destinati a migliorare la gestione dei procedimenti legali relativi ai casi di violenza contro le donne, le ragazze e i gruppi vulnerabili. Inoltre, con il coinvolgimento delle organizzazioni della società civile palestinese, sono state realizzate attività di sensibilizzazione e assistenza legale nelle aree marginalizzate, rivolte alle vittime di violenza, alle loro famiglie e alle comunità locali, con l’obiettivo di migliorare la conoscenza del sistema legale e favorire un maggiore accesso alla giustizia.
In occasione del Women International Judges Day, desideriamo evidenziare il lavoro della Procuratrice, Dareen Salhia, che opera presso la Procura Generale Palestinese e dirige il Dipartimento della Protezione della Famiglia dalla Violenza, nonché il contributo di tutte le donne che ricoprono ruoli di rilievo all’interno del sistema giudiziario palestinese.
A raccontare del proprio impegno è la stessa Procuratrice Dareen Salhia:
Mi chiamo Dareen Salhia e oggi ricopro il ruolo di Capo del Dipartimento per la Protezione della Famiglia dalla Violenza e Capo del Dipartimento di Pianificazione e delle Politiche presso l’Ufficio del Procuratore Generale.
Il mio percorso in Procura è iniziato nel 2003, quando sono stata nominata Assistente Procuratore. Negli anni, grazie al mio impegno e alla mia determinazione, sono riuscita a diventare Procuratore Aggiunto e, nel 2009, Procuratore Capo.
La mia formazione accademica è stata un punto di riferimento fondamentale nel mio percorso professionale. Ho conseguito un Master in Diritto Commerciale presso l’Università di Birzeit, un Diploma Superiore in Studi di Genere nella stessa università nel 2017, e una Laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Al-Quds nel 2000. Ma più delle qualifiche, è stata la mia determinazione a guidarmi. Sono stata la prima donna ad entrare nel corpo giudiziario della Procura con il grado di Assistente Procuratore, insieme a un gruppo di 37 magistrati selezionati con un decreto presidenziale.
La mia scelta di entrare in Procura non è stata casuale. Era guidata dalla forte convinzione che avrei potuto contribuire a trasformare un’istituzione storicamente dominata dagli uomini, dove le strutture giuridiche sembravano escludere le donne. In quel periodo, la società vedeva la Procura come un dominio esclusivamente maschile, e molti pensavano che una donna non potesse avere successo in questo ruolo. Ma proprio questa sfida mi ha spinta a intraprendere questa strada: volevo rompere gli stereotipi, dimostrare che le donne potevano eccellere e ridefinire il modo in cui la società vedeva il loro ruolo nella giustizia.
Se un tempo la Procura era un’istituzione quasi esclusivamente maschile, oggi posso dire con orgoglio che sono stati fatti passi avanti significativi. Oggi, il 27% del corpo giudiziario è composto da donne, molte delle quali ricoprono ruoli di rilievo come Procuratrici Capo, Procuratrici Aggiunte e Assistenti Procuratrici. Nelle recenti assunzioni da parte della Procura Generale, 6 su 9 nominate sono donne.
Per rafforzare ulteriormente l’uguaglianza di genere nel settore giudiziario, è necessario intervenire su più livelli. Dobbiamo promuovere riforme istituzionali che garantiscano politiche di genere nei bandi di concorso, assicurando pari opportunità di accesso alla magistratura. È fondamentale che la formazione degli studenti del programma “Diploma Giudiziario” offra le stesse possibilità a uomini e donne, senza discriminazioni. Raccontare le storie di successo delle donne nella Procura è un altro elemento essenziale per sfidare gli stereotipi e ispirare le nuove generazioni.
Anche le università possono giocare un ruolo chiave: collaborare con le facoltà di giurisprudenza per sensibilizzare gli studenti sul contributo delle donne nella giustizia è un passo importante per cambiare mentalità radicate. Inoltre, misure temporanee di azione positiva potrebbero accelerare il processo di parità, garantendo che le donne siano valutate in base alle loro competenze e capacità di leadership. Non meno importante è lo sviluppo della leadership femminile all’interno della magistratura, attraverso programmi di mentoring e supporto che aiutino le procuratrici a crescere professionalmente e a consolidare il loro ruolo.
Le donne, nei ruoli di leadership, portano un contributo unico e insostituibile. Promuovono un ambiente giudiziario più inclusivo, trasparente e giusto. Spesso possiedono una maggiore sensibilità rispetto a tematiche sociali cruciali come la violenza di genere e gli abusi domestici, portando a risposte più efficaci ed empatiche. Inoltre, la loro presenza ai vertici garantisce una diversità di prospettive che arricchisce il processo decisionale e assicura che il sistema giudiziario rispecchi meglio le esigenze della società.
Il percorso verso la parità di genere, tuttavia, non si esaurisce con l’accesso delle donne alla magistratura. La Palestina deve impegnarsi attivamente per incrementare la rappresentanza femminile nei ruoli decisionali, investendo nella formazione e nelle competenze delle donne, affinché possano interpretare le leggi con un approccio orientato ai diritti umani e alle necessità sociali. Per accelerare questo cambiamento, sarebbe utile adottare misure che favoriscano la nomina e la promozione di donne qualificate all’interno del sistema giudiziario.
Nel corso della mia carriera, una delle esperienze più significative è stata la creazione dell’Unità di Genere presso l’Ufficio del Procuratore Generale, nel 2012. Questa unità è nata con l’obiettivo di integrare la prospettiva di genere nelle attività della Procura. Inizialmente, abbiamo formato un team di procuratori e procuratrici specializzati/e nell’affrontare i casi di violenza di genere e contro le donne, fornendo a questi ultimi una preparazione specifica sulle tecniche investigative sensibili alle questioni di genere.
Nel 2016, questo lavoro ha portato alla creazione della Procura per la Protezione della Famiglia dalla Violenza. Questo ufficio specializzato è stato incaricato di indagare su casi di violenza domestica e abusi sessuali contro donne e minori, sia all’interno sia all’esterno del contesto familiare.
Abbiamo lavorato con determinazione per cambiare l’approccio a questi casi, facendo in modo che non fossero più visti come semplici questioni private, ma come gravi violazioni dei diritti umani. Abbiamo anche concentrato i nostri sforzi sull’aumento del tasso di condanne nei casi storicamente poco denunciati, a causa dello stigma sociale e delle norme tradizionali. Il nostro impegno non si è limitato a punire i colpevoli, ma ha avuto un impatto più ampio, contribuendo a ridefinire il ruolo della Procura come garante della protezione delle vittime e della prevenzione della violenza.
Guardando al futuro, la mia aspirazione più grande è vedere sempre più donne in ruoli di leadership, in particolare nella costruzione della pace e nella gestione delle crisi. Le donne possiedono competenze fondamentali per promuovere la stabilità nei periodi di conflitto e per guidare il processo di ricostruzione dopo le crisi.
Immagino un futuro in cui la rappresentanza femminile sia garantita in modo strutturale e sistematico, nel rispetto del principio costituzionale delle pari opportunità. Credo fermamente che rafforzare la leadership femminile non sia solo una questione di giustizia, ma anche un passaggio essenziale per costruire una società più equa, inclusiva e resiliente.