Inaugurazione del Centro Educativo per il Riuso Creativo dei Materiali di Scarto di Betlemme (BECRC)

Betlemme, 19 ottobre 2021 – Inaugurato Il Centro Educativo per il Riuso Creativo dei Materiali di Scarto di Betlemme (BECRC) alla presenza del Console Generale d’Italia a Gerusalemme Giuseppe Fedele, del Direttore dell’ufficio di Gerusalemme dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS Gerusalemme) Guglielmo Giordano, del Governatore di Betlemme Kamel Hemeid, del vice sindaco di Betlemme Hanna Hanania, del Sottosegretario Aggiunto per gli Affari Educativi del Ministero dell’Educazione palestinese Tharwat Zaid e della direttrice del direttorato educativo di Betlemme,  Nisreen Amro.

Il Centro, creato da Volontari nel Mondo RTM in collaborazione con il Ministero dell’Educazione Palestinese, rappresenta un’esperienza pilota unica in Palestina. Il BECRC raccoglie materiali di scarto provenienti da realtà produttive e li propone in chiave educativa alle scuole, a titolo gratuito, attraverso open days, workshop e visite guidate.

Il Centro di riuso, attraverso i materiali di scarto raccolti, non solo rappresenta un ponte tra le realtà produttive palestinesi e quelle educative, ma anche tra la Palestina e l’Italia, rafforzando il legame già consolidato negli anni tra Betlemme e Reggio Emilia. La realizzazione del Centro e la formazione dello staff sono state infatti sostenute dallo staff del Centro di Riciclaggio Creativo ReMida di Reggio Emilia e da Fondazione Reggio Children.

L’avviamento del BECRC è parte del progetto P.A.C.E. – Partnership for a new Approach to early Childhood Education finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) e ha come partner tecnici italiani l’Istituzione Scuole e Nidi d’Infanzia del Comune di Reggio Emilia, Reggio Children Srl e Fondazione Reggio Children.

L’inaugurazione del BECRC, patrocinata dal Ministero dell’educazione palestinese e dal Consolato Generale d’Italia a Gerusalemme, anche nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile, vuole contribuire allo sviluppo di un’educazione più sostenibile in Palestina.

Presentazione dello studio sui diritti dei minori nel processo minorile in Palestina

Ramallah, 7 Febbraio 2019 – I diritti del minore nel processo giovanile sono al centro dell’intervento della Cooperazione Italiana nei Territori Palestinesi, attraverso progetti di sviluppo realizzati con la Procura Generale Palestinese e in partnership con i Ministeri di Educazione, Sviluppo Sociale e Governo Locale. Uno studio analitico e comparativo è stato elaborato nel quadro del progetto AICS Karama e presentato da un parterre di partner e tecnici del settore stamani a Ramallah, tra cui si segnalano i Ministri Palestinesi e gli esperti italiani del Dipartimento Minorile e di Comunità del Ministero di Giustizia Vincenzo Starita e Donatella Caponetti, già coinvolti dal progetto per analizzare il contesto giuridico-sociale e l’eventuale introduzione dell’istituto della “messa alla prova” in Palestina.

Il supporto italiano al settore della giustizia minorile palestinese si è tradotto all’interno di Karama in attività di assistenza tecnica per i funzionari del settore, per assicurare una piena ed effettiva tutela dei diritti dei minori in conflitto con la Legge ed in particolari formazioni ad hoc per accrescere le competenze dei pubblici ministeri specializzati. Dall’adozione nel 2014 della Convenzione sui Diritti del bambino, che celebra nel 2019 i suoi trent’anni, in Palestina grossi passi sono stati fatti nel solco di una effettiva promozione dei diritti umani per il minore, anche grazie all’azione italiana.

La titolare della Sede AICS di Gerusalemme Cristina Natoli ha evidenziato nel suo intervento quanto le attività realizzate da Karama siano state decisive nella stesura dello studio, “capace di affrontare le incongruenze tra normative e relative applicazioni, con lo scopo ultimo di migliorare la gestione del processo minorile e suggerire integrazioni alla Legge n. 4 del 2016, che ne regolamenta le procedure nei Territori Palestinesi”.

Hanno partecipato alla conferenza i Rappresentanti delle Agenzie di Cooperazione dei paesi partner e delle Agenzie UN, i funzionari dei ministeri palestinesi coinvolti nel settore della giustizia minorile e le organizzazioni della Società Civile italiane, internazionali e palestinesi. Un vivace dibattito ha animato la seconda parte della presentazione, dimostrando l’importanza e la necessità della cooperazione tra i vari attori che operano nel Sistema della Giustizia Minorile in Palestina.

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Riabilitazione e inclusione di ragazzi palestinesi ex-detenuti in Cisgiordania e Gerusalemme Est

Ramallah, 12 Dicembre 2018 – Si è concluso con successo il progetto promosso “Riabilitazione e reintegrazione dei bambini palestinesi ex detenuti nelle loro famiglie e comunità”, finanziato da AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo) Gerusalemme e realizzato dalla OSC Save the Children. Un workshop finale, che ha coinvolto per l’intera giornata i diversi partner del progetto, ha consentito di tirare le somme dell’iniziativa e prevedere interventi futuri.

Ogni anno tra i 700 e i 900 bambini palestinesi di età compresa tra i 12 e i 17 anni provenienti dalla Cisgiordania sono incarcerati e processati dalle Autorità militari israeliane. Secondo le fonti fornite dai partner di progetto (YMCA - East Jerusalem Young Men's Christian Association e Defense for Children International-Palestine Section), la maggioranza di questi ragazzi subisce durante la detenzione maltrattamenti ed abusi. Risultano carenti gli standard minimi della giustizia minorile, incluso il diritto di essere informati circa i propri diritti nella propria lingua, di avere la presenza di un adulto durante l’interrogatorio e di avere garantita un’assistenza legale.

Il progetto ha lavorato per ridurre queste lacune assistendo 913 ragazzi ex-detenuti con servizi psico-sociali, fornendo materiali educativi a 150 ragazzi (di cui l’86% è potuto tornare poi a scuola), organizzando corsi di formazione per 122 ex-detenuti, dei quali 72 hanno ricevuto sostegno per avviare attività redditizie.

Durante il workshop alcuni beneficiari hanno preso la parola e condiviso una personale testimonianza. Come Fatima, che ringraziando YMCA, Save The Children e AICS per l’aiuto ricevuto, ha rassicurato i partner di progetto circa le sorti di sua figlia Nisreen (nome di fantasia), che grazie a corsi di supporto psico-sociale sta attualmente studiando per ottenere il diploma di scuola superiore – un grande risultato e una significativa spinta a credere in sé stessa.

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Il Direttore Vicario Leonardo Carmenati in missione nei Territori Palestinesi

Gerusalemme, 13 Ottobre 2018 - Leonardo Carmenati, Direttore Vicario dell’Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, si è recato nei giorni 11 e 12 Ottobre nei Territori Palestinesi allo scopo di visitare progetti e partecipare alla cerimonia di firma per un accordo di progetto.

Accompagnato dalla Titolare di Sede Cristina Natoli, il Direttore Carmenati si è recato nel Sud della Cisgiordania per visitare le strutture ospedaliere del Governatorato di Hebron, dove si registra una domanda di ospedalizzazione particolarmente elevata. Per questo motivo, grazie ad un credito di aiuto di 10 milioni di euro, la Cooperazione Italiana sta costruendo due Ospedali, a Dura e Halhoul, il primo dei quali si trova in stato di avanzamento dei lavori di costruzione (dovrebbe essere completato a Febbraio 2020). La visita è proseguita con un incontro all’Ospedale di Hebron e Beit Jala, anch’essi interessati da interventi italiani, sia sul canale bilaterale che attraverso il lavoro di ONG italiane. AICS Gerusalemme risulta lead donor nel quadro del lavoro di Programmazione Congiunta dell’Unione Europea e finanzia attualmente un programma sanitario per un valore complessivo di oltre 35 milioni di euro.

A Betlemme il Direttore Carmenati, insieme al Segretario Generale del MAECI Elisabetta Belloni e al Direttore Generale della DGCS Giorgio Marrapodi, ha poi visitato la Chiesa della Natività, dove un dono italiano da 1 milione di euro consentirà interventi restaurativi e attività di formazione. La basilica di Betlemme costituisce una delle principali attrazioni turistiche della Cisgiordania, con questo progetto si intende intervenire per lo sviluppo economico palestinese, altro settore strategico della Cooperazione Italiana, che vanta un pacchetto di progetti in corso per un valore complessivo di oltre 75 milioni di euro.

Un’ultima visita ha riguardato il centro Mehwar di Bet Sahour, sostenuto attraverso diversi interventi italiani nel corso degli anni, che si è affermato quale struttura di eccellenza per il trattamento dei casi di violenza di genere, diventando un riferimento centrale per la costruzione delle politiche nazionali di protezione. Il Programma di AICS Gerusalemme per i diritti umani e l’uguaglianza di genere in Palestina consta di 10 iniziative in corso (5 sul canale bilaterale e 5 su quello multilaterale), per un ammontare complessivo di oltre 16 milioni di euro.

La visita del Direttore Carmenati si è conclusa con la partecipazione alla cerimonia di firma per un accordo di progetto sul canale multilaterale, SAGA (SAlute rifugiati GAza – Iniziativa volta alla fornitura di servizi sanitari di base in favore dei rifugiati della Striscia di Gaza), in partnership con UNRWA. Questa iniziativa, per un valore di 2 milioni di euro, provvederà alla fornitura di servizi sanitari di base in favore dei rifugiati della Striscia di Gaza, in particolare per prestazioni nei centri medici UNRWA e cure primarie basate sulla medicina di famiglia nei campi rifugiati della Striscia. A siglare il documento, alla presenza del Console Generale d’Italia a Gerusalemme Fabio Sokolowicz e alla Titolare di Sede AICS Cristina Natoli, sono stati il Commissario Generale di UNRWA Pierre Krähenbühl e l’Ambasciatore Elisabetta Belloni, Segretario Generale MAECI.

 

E’ Italiana la prima Breast Unit in Palestina: diagnosi e terapia del tumore al seno ora disponibili per migliaia di donne secondo i migliori standard europei

Beit Jala, Domenica 9 Dicembre 2018 - Nei primi due mesi seguite oltre 300 donne grazie a un progetto voluto dalla Ong Elis e l’Agenzia per la Cooperazione allo sviluppo con la collaborazione dell’Università Campus Bio-Medico di Roma. In un anno si potranno curare il 40 per cento di tutti i casi di tumore al seno direttamente in patria senza dover andare all’estero per curarsi

“Da oggi anche in Palestina è possibile effettuare tutti gli esami diagnostici, dalla ecografia alla mammografia, alla biopsia, per lo screening del tumore al seno e ottenere i risultati entro una settimana e in caso di diagnosi di neoplasia intervenire subito”. Le parole di Nafez Sarhan, direttore della prima Breast Unit palestinese presentata domenica 9 dicembre a Beit Jala (Betlemme) sintetizzano bene l’enorme passo in avanti fatto dalla sanità palestinese che si allinea ai più alti standard europei grazie a un importante progetto di cooperazione internazionale.

Le donne palestinesi che sospettano un tumore alla mammella o vogliano prevenirlo non dovranno più aspettare mesi e recarsi all’estero per curarsi (per lo più in Giordania e Israele o addirittura in Europa, con trasferte che potevano durare anche mesi e avere notevoli costi): ora possono farlo presso il primo e unico centro senologico multidisciplinare del proprio Paese nell’ospedale di Beit Jala grazie alla collaborazione tra l’Ufficio di Gerusalemme dell’AICS - Agenzia Italiana della cooperazione allo sviluppo, Elis Ong che ha elaborato il progetto e Università Campus Bio-Medico di Roma che ha fornito i suoi medici e l’esperienza della Breast Unit attiva presso il suo policlinico universitario. Insieme al ministero della Sanità del governo palestinese hanno disegnato gli ambienti, organizzato le attività secondo i protocolli più attuali e formato i professionisti locali con training in loco e a Roma presso il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, portando la senologia palestinese al livello delle Breast Unit europee, previste dall’Unione Europea sin dal 2003.

“Abbiamo aderito molto volentieri a questo progetto – ha dichiarato Davide Lottieri, vicepresidente dell’Università Campus Bio-Medico di Roma - perché si inserisce perfettamente nelle linee strategiche dell'Università. Da tanti anni stiamo costruendo legami con altri Paesi e con strutture universitarie in tutto il mondo per arricchire i nostri studenti e cooperare insieme agli altri. In questo senso il prossimo anno inaugureremo un corso di laurea in medicina e chirurgia in inglese, con un titolo riconosciuto a livello internazionale, e ospiteremo a Roma studenti da tutto il mondo”.

“Siamo felici di aver contribuito, attraverso la creazione della Breast Unit, ad un progresso concreto nella sanità palestinese che da tempo sta puntando alla lotta al tumore al seno – ha ricordato il Vicepresidente di dell'Associazione Centro ELIS Daniele Maturo.
La Ong ELIS ha come impegno la riduzione della sofferenza in varie popolazioni, con interventi calibrati sulle specifiche esigenze di ciascun Paese. Oltre alla Palestina, ELIS è oggi presente in Costa d'Avorio, Nigeria e Tunisia con progetti di promozione sociale, formazione al lavoro e lotta alla migrazione irregolare, con particolare attenzione alle donne ed ai minori non accompagnati. La Ong ELIS è anche attiva in Vietnam, dove sta lavorando per la promozione, con le scuole locali, di un modello di alternanza scuola-lavoro al fine di favorire nel Paese l'occupazione giovanile".

"La Cooperazione allo sviluppo – ha dichiarato Fabio Sokolowicz Console Generale della Repubblica Italiana - rappresenta storicamente uno dei principali strumenti di cooperazione tra Italia e Palestina, in particolare nel settore della salute, dove investiamo impegno economico e professionale, e che ci vede leader nel quadro della programmazione congiunta con gli altri Stati Membri dell'Unione Europea."

"Attualmente – ha spiegato Cristina Natoli, direttore della Sede AICS di Gerusalemme - finanziamo progetti di cooperazione nel settore della salute per oltre 35 milioni di euro. Stiamo costruendo due ospedali nel Governatorato di Hebron attraverso una linea di credito di aiuto di 10 milioni di euro, partecipiamo dal 2008 al Programma Multidonatore PEGASE per il supporto agli ospedali palestinesi di Gerusalemme Est e abbiamo negli ultimi 5 anni realizzato tre programmi per un totale di 20 milioni di euro volti alla prevenzione delle malattie croniche non-trasmissibili e al miglioramento dei servizi sanitari di base."

“La Breast Unit è l’emblema della condivisione delle esperienze tra medici, specialisti e tecnici di radiologia di due popoli: italiano e palestinese – ha detto Jawad Awwad, ministro della Salute della Palestina - Questo ha permesso di introdurre, per la prima volta in Palestina nuove metodiche che hanno portato risultati eccezionali, dimostrando l’importanza della comunicazione e della condivisione al di là delle differenze culturali. Qui in Palestina non può che renderci onore poter fornire alla popolazione un servizio paragonabile agli standard italiani ed europei”.

Il reparto dell’ospedale di Beit Jala, recentemente ristrutturato e adattato, può contare su un Ecografo, un Mammografo con Tomosintesi e sistemi informatici. Nei suoi primi mesi di attività ha visto lo svolgimento di corsi di formazione in Italia e in Palestina per il personale medico, paramedico, tecnico ed amministrativo palestinese; sono state effettuate ricerche congiunte sulla patologia; e attività di sensibilizzazione sulla malattia.

Il progetto punta a seguire almeno 150 pazienti l’anno in tutte le fasi del percorso diagnostico-terapeutico (diagnosi, trattamenti e controlli programmati successivi) pari a circa il 40 per cento di tutti i casi di tumore al seno (387 nel 2014, secondo il ministero della Sanità palestinese). I numeri della Breast Unit palestinese sono in costante crescita: solo nei primi due mesi di attività la Breast Unit di Beit Jala ha aiutato più di 300 donne di tutta la Palestina a verificare  precocemente  la presenza di un tumore e a intervenire tempestivamente, facendo al tempo stesso risparmiare alla sanità palestinese l’equivalente di oltre duecento mila dollari per le sole indagini diagnostiche. Di esse circa 26 hanno scoperto di avere un cancro al seno in fase precoce.

Sul fronte della prevenzione 130 di esse hanno effettuato più di un esame e circa 30 hanno potuto, per la prima volta in assoluto in Palestina, effettuare l’esame stereotassico delle microcalcificazioni, che nella maggior parte dei casi portano a un tumore. Prima dell’apertura della Breast Unit le donne palestinesi che volevano effettuare screening oncologici dovevano aspettare tra 4 e 6 mesi, un lasso di tempo in cui le condizioni di salute possono aggravarsi seriamente. In Cisgiordania il cancro è causa diretta di circa il 13,7% dei decessi totali e il tumore al seno è la neoplasia più frequente, con una percentuale di casi pari al 16,9% del totale: per questo la prevenzione è la sola arma per combatterlo efficacemente e salvare vite umane.

“Nei mesi scorsi ci siamo impegnati per trasferire l’esperienza della Breast Unit del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico a medici e infermieri palestinesi – ha ricordato Vittorio Altomare, responsabile della Breast Unit romana e direttore scientifico del progetto – Il nostro è stato un percorso scientifico e umano molto ricco, che ha permesso di colmare un vuoto molto importante nella sanità palestinese, un ritardo che riguarda anche alcune regioni italiane che non hanno ancora individuato le loro Breast Unit. I medici e gli infermieri palestinesi hanno accolto con entusiasmo l’impostazione multidisciplinare delle Breast Unit europee. Noi continueremo a essergli vicini per accrescere questo patrimonio e portare il loro tasso di guarigione ai livelli delle donne europee. Nei prossimi mesi infatti apriremo un reparto di ricovero dedicato alle donne, daremo il via all’utilizzo della tecnica a ultrasuoni intraoperatoria per la chirurgia oncoplastica, acquisiremo una nuova tecnica per l’individuazione del linfonodo sentinella. Insieme daremo vita a uno studio scientifico e infine, nel marzo 2019, terremo il secondo convegno congiunto italo-palestinese presso la sede dell’Università Campus Bio-Medico di Roma”.

E l’avvio della Breast Unit a Beit Jala è anche una grande esperienza di umanità, in una comunità in cui sta crescendo la consapevolezza del valore della prevenzione: “La Breast Unit ha portato un grande cambiamento nel nostro paese – ha spiegato Nida Khalil, tecnica di radiologia e operatrice della Breast Unit di Beit Jala – appena una donna sospetta un problema al seno noi oggi possiamo effettuare una biopsia, conoscere lo stadio della malattia e come curarla. Sono andata personalmente nei mercati e per le strade e ho invitato le donne a utilizzare il nostro centro per fare prevenzione e curarsi”.  Tra le donne che sono già passate attraverso le cure dei medici della Breast Unit di Beit Jala sono grandi l’entusiasmo e la riconoscenza per un percorso diagnostico e di cura rapido e impensabile fino a pochi mesi fa.